La sede attuale fu inaugurata nel 1923, l'11 novembre, giorno genetliaco di Vittorio Emanuele III, re d'Italia. Le righe che seguono sono ricavate dal saggio Dopo 55 anni di vita, del prof. A.A. Michieli, pubblicato nel 1° Annuario dell'Istituto Tecnico Provinciale Pareggiato "Jacopo Riccati" di Treviso (1869-1923), stampato nell'anno dell'inaugurazione.
Non bastando, nel 1907, le aule del Palazzo Scotti per tutti gli allievi dell'Istituto, il Comune provvide ad ospitarli nella vicina Casa Saccardo e nel 1918, essendo questa venduta alla Società dei Telefoni, in un vecchio e sgangherato edificio di Rivale Filodrammatici.
Provincia e Comune s'erano preoccupati da tempo del problema dei locali ed avevano deciso, con un vero atto di munifico coraggio, la costruzione di un nuovo, grandioso edificio per uso del nostro Istituto. Tale edifico fu principiato addì 1° marzo 1920 e fu ideato in modo che allievi ed insegnanti, laboratori e materiale scientifico potessero trovarsi a loro completo agio.
Per la posa della prima pietra il professor Adriano Augusto Michieli, insegnante di storia e geografia dal 1903 e in seguito preside dell'Istituto, preparò la pergamena qui sotto riportata integralmente:

Regnando S. M. Vittorio Emanuele III di Savoia, nell'anno di grazia 1920, addì 1° marzo alle ore 10, alla presenza delle Autorità e Rappresentanza qui sottoscritte, per iniziativa dello Spettabile Comune della Città e dell'Onorevole Consiglio Provinciale, veniva solennemente posta la prima pietra del nuovo edificio per l'istituto Tecnico Provinciale Pareggiato «Jacopo Riccati», la cui costruzione era stata deliberata addì 4 marzo 1914.
Padrino religioso della cerimonia fu S. E. R.ma Mons. Longhin, Vescovo della Diocesi, che benedì col santo rito d'uso l'area e i fini dell'opera. E possa pel bene comune abitare sempre in essa l'anima della fede cantata da Dante e sublimata da Galilei..
L'edificio si costruisce su disegni del Cav. Remo Milani, Ingegnere Municipale, e sotto la direzione dell'Ing. Fausto Barbieri, dalle maestranze della Ditta Pasqualin e Vienna, su l'area che fu già del signorile Palazzo dei Bressa, disegnato dal Lombardi, e della vecchia Chiesa del Gesù che raccoglieva le tombe gentilizie di non poche famiglie.
Terreno pieno di storie e di memorie, su cui passarono uomini d'arme e di mercanzia, principi e popolani, attori vivaci di vicende diverse e su cui è lieto auspicio che sorga una costruzione consacrata agli studi e alla gioventù, poiché dal passato scende il presente e si crea con esso l'avvenire. Sia questo per l'amata Treviso, per la nobile e forte Provincia, per la nostra santa Patria, quale nel desiderio, nell'amore, nel volere di chi ideò il nuovo edificio fu e sarà la compagine sua, cioè luminoso e tetragono, armonico e sicuro e all'euritmia delle pietre corrisponda ora e sempre, pel bene comune, quella degli spiriti.
Sia la vita di questa Scuola una costante, georgica stagione di lavoro e di semine, di potature e di rincalzi. Raccolgano via via le messi e le frutta i genitori amorosi, i concittadini fedeli, la nazione più pensosa e più memore. E siano frutti di vita per tutti. A chi li avrà coltivati vada la gioia di vederli, poiché solo ne sarà degno chi la conseguirà. E dalle aule disciplinate esca per le vie della Patria una gioventù sempre più degna del nome santo d'Italia.
Imis haerens ad suprema!
Treviso, questo 1° marzo 1920